[FILM] Avengers Endgame

Come diceva l’Oracolo di Matrix, “tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine”. Rapportando questo aforisma all’universo cinematografico Marvel, l’inizio combacia sicuramente con quell’Iron Man che nel 2008 aprì le porte all’invasione dei cinefumetti supereroistici targati Marvel che nel decennio successivo si sarebbero imposti con forza e prepotenza come capisaldi della cultura pop contemporanea.
Ora, con l’uscita di Avengers Endgame, ultima fatica dei fratelli Anthony e Joe Russo, siamo finalmente giunti all’altro estremo: la fine. Certo, non si tratta di un’effettiva fine per l’intera saga cinematografica. E con i miliardi che questa porta nelle tasche di Disney ci mancherebbe altro; è probabile che proseguirà ancora per svariate decadi. Ma in ogni caso si tratta di una vera e propria conclusione di quella che possiamo definire la prima era dell’MCU, la seconda parte, dopo Avengers Infinity War uscito l’anno scorso (qui la recensione), di un unico, immenso finale di stagione che tira le fila di tutte le trame sviluppatesi in più di dieci anni di avventure sul grande schermo.
E quindi la domanda che adesso sorge spontanea è: si tratta di una conclusione all’altezza delle non basse aspettative? Bé, la risposta è si ma con alcune riserve non trascurabili.

Il film segue la più classica delle strutture, con una suddivisione netta e immediatamente riconoscibile in tre atti.
il primo di questi è molto efficace nel calare lo spettatore nel mood della pellicola e nel mostrare le conseguenze dello schiocco di dita avvenuto alla fine del precedente film. Inoltre, avendo per forza di cose un gruppo di protagonisti più ristretto da dover gestire rispetto a Infinity War, i registi hanno potuto concentrarsi maggiormente sulla caratterizzazione di ciascun personaggio e sul loro sviluppo nel corso della pellicola, cosa che naturalmente favorisce il coinvolgimento emotivo degli spettatori e l’apprensione per le loro sorti. Coinvolgimento garantito anche da un paio di espedienti abbastanza destabilizzanti che gettano una certa incertezza su chi guarda, in merito alla direzione in cui la vicenda si evolverà. Entrando più nello specifico ma senza fare spoiler, questi sono un time jump di cinque anni e un repentino mutamento nello status quo del personaggio di Thanos. Purtroppo però quest’ultimo, per quanto sul momento sia uno sviluppo discretamente d’impatto, rappresenta anche il germoglio di quella che probabilmente è la maggior criticità di Endgame. Su questo punto comunque ritorneremo più avanti.

E arriviamo dunque alla parte centrale del film. Quella che, ahimè, è anche la più debole. Fondamentalmente questo dev’essere stato il momento in cui i Russo Brothers si sono resi conto che in fondo Avengers Endgame non è che avesse poi tutto ‘sto bisogno di una trama. A livello di sceneggiatura, infatti, si assiste a una drammatica banalizzazione del comparto narrativo, che diventa nulla più che una caccia al tesoro dall’incedere fin troppo lineare e dagli sviluppi abbastanza telefonati. Questa viene inoltre portata avanti mediante meccanismi convoluti che buttano alle ortiche ogni parvenza di coerenza o plausibilità. Tutto questo in favore di una sola cosa: il fan service. È infatti durante il secondo atto che l’autoreferenzialità e il citazionismo nei confronti dell’intera produzione dei Marvel Studios raggiunge livelli quasi di saturazione. Praticamente ogni personaggio o evento rilevante degli ultimi dieci anni viene chiamato in causa in un modo o nell’altro, in un caotico minestrone di rimandi e strizzate d’occhio. Beninteso, questo non è di per sé un male. Anzi, i fan più assidui che sono stati fedeli all’MCU fin dagli albori si divertiranno sicuramente come pazzi a vedere omaggiata la loro saga preferita in maniera tanto plateale. E, a onor del vero, è anche giusto che ciò sia stato fatto, essendo Endgame a tutti gli effetti la celebrazione di questa saga, la summa ultima dei ventuno lungometraggi che lo hanno preceduto. Tuttavia, quando la corsa febbrile al fan service obnubila il resto, è altrettanto comprensibile e più che giustificato il disappunto di chi cerchi qualcosa di più, in termini di costruzione di una storia.

Infine si arriva al terzo e ultimo atto e qui il film deflagra con la potenza di una selva di fuochi d’artificio il giorno di capodanno. Lo scontro finale contro Thanos è infatti quanto di più epico e magniloquente un appassionato di scazzottate tra supertizi potrebbe mai desiderare di veder riprodotto sul grande schermo. L’estensione della battaglia, che vede la partecipazione letteralmente di ogni singolo attore che sia mai stato scritturato dai Marvel Studios nell’ultimo decennio per interpretare un personaggio dalla parte dei buoni, è semplicemente fuori scala e come impatto supera di gran lunga qualunque cosa si sia vista finora nell’MCU e nei cinefumetti in generale. Un’opulenza di azione ed effetti speciali che non può non gasare anche il più disilluso e assuefatto tra gli appassionati di film coi supereroi (chi vi scrive parla per esperienza). La sequenza in questione dà peraltro modo di apprezzare in maniera particolare la bontà della regia dei fratelli Russo. Ovviamente non è nulla di particolarmente autoriale, dato che si tratta alla fin fine di una regia sobria e “da mestieranti”. Cionondimeno Anthony e Joe dimostrano ancora una volta di possedere una grandissima padronanza della macchina da presa nel gestire le scene d’azione. Queste infatti risultano immersive, perfettamente intelligibili, nonostante la caoticità generale mostrata su schermo, e ottimamente studiate a livello di coreografie.
Il tutto va a culminare poi in un finale che, nonostante a conti fatti risulti un tantino prevedibile, fa un lavoro egregio nel chiudere il cerchio sulle storie e i personaggi che ci hanno accompagnati attraverso questa prima macrofase dell’MCU, aprendo al contempo le porte alla nuova era che verrà.

Sfortunatamente in tutto ciò è presente anche un elemento che lede abbastanza considerevolmente la godibilità di una sequenza altrimenti di altissimo livello. Ricollegandoci a quanto anticipato all’inizio, si tratta del modo in cui è stato gestito il villain, Thanos. Infatti il mutamento del suo status quo a cui si accennava, benché, come detto, efficace per ciò che vuole trasmettere nel momento in cui viene presentato, ha come diretta conseguenza quella di depotenziare enormemente il personaggio agli occhi del pubblico, quando lo si ritrova nella parte finale. Attenzione però, non si tratta tanto di un depotenziamento in termini di mera forza del personaggio (cioè, anche come mera forza ma non è quello il punto fondamentale), quanto piuttosto dal punto di vista dell’impatto che egli ha sugli avvenimenti e del coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore nel percepirlo come la nemesi degli eroi protagonisti. In effetti è un po’ complicato spiegare con chiarezza questo punto senza fare spoiler ma si può sintetizzare dicendo che, mentre in Infinity War il Titano Pazzo ha potuto godere di un incredibile lavoro di caratterizzazione che lo ha portato ad essere tanto apprezzato dal pubblico, in Endgame questo lavoro viene in larghissima parte gettato fuori dalla finestra e il suo impatto nell’economia del film ne risulta più che dimezzato. È una pecca non di poco conto, dal momento che in questo modo il succitato coinvolgimento emotivo che è auspicabile un cattivo susciti nello spettatore viene non solo deteriorato ma addirittura distrutto.

Ma non di soli villain vive un cinefumetto, quindi pare giusto spendere due parole anche sui nostri beniamini che combattono per il bene e la giustizia. Come già accennato, in generale il cast può godere di un’attenzione maggiore riposta nella loro caratterizzazione ma anche così, inevitabilmente, alcuni finiscono per avere un peso maggiore rispetto ad altri, all’interno della vicenda. Nello specifico Iron Man, Capitan America e Thor.
L’Avenger in armatura, in particolar modo, è quello che spicca maggiormente, grazie a un character arc coinvolgente e che riesce a toccare le corde dell’emotività, più di quanto non succeda con gli altri personaggi. C’è da dire anche che il tono più serio che la figura di Tony Stark assume in Endgame consente a Robert Downey Jr. di fare pieno sfoggio delle proprie abilità attoriali, riuscendo a regalare un’interpretazione più sentita, più drammatica, rispetto alla solita spacconeria sopra le righe che i fan sono abituati a vedergli cucita addosso.
Il capitano Rogers può anch’egli vantare una caratterizzazione convincente, che lo vede fare i conti col riaffiorare della nostalgia per un passato e un amore a cui è stato sottratto troppo presto e che trova piena compiutezza nelle battute finali del film. Nulla da dire sulla performance di Chris Evans, che non sarà il più espressivo degli attori ma che ormai, con un physique du rôle particolarmente azzeccato, è diventato pressoché iconico nei panni della Sentinella della libertà.
Il dio del tuono, d’altro canto, è probabilmente il più deludente dei tre. Proseguendo lungo il sentiero tracciato da Thor Ragnarok, il possente e orgoglioso figlio di Odino viene nuovamente ridotto al ruolo di macchietta, di comic relief utile più che altro a strappare qualche risata imbarazzata. Già di per sé questo sarebbe sufficiente a far storcere il naso a chi auspicherebbe un trattamento più dignitoso per il Tonante. La situazione assume però connotati quasi grotteschi in quei momenti in cui si cerca di inserirlo all’interno di contesti più seri o che dovrebbero risultare emotivamente significativi. In questi casi il contrasto è semplicemente eccessivo e tali scene finiscono per venire depauperate di tutto il loro pathos. Se non altro Chris Hemsworth appare pienamente a suo agio nella parte e anche la sua interpretazione, per quello che il copione gli richiede di fare, risulta convincente.
Per quanto riguarda tutti gli altri comprimari, si fa notare qualche twist interessante, ad esempio l’evoluzione a cui vanno incontro i personaggi di Occhio di Falco e Hulk, ma nel complesso vengono approfonditi meno rispetto ai tre “big”. Peccato solo che Capitan Marvel sia stata relegata a un ruolo estremamente marginale, specialmente dopo che il suo personaggio era stato pompato così tanto nei mesi precedenti al debutto di Endgame, tanto da indurre a pensare che avrebbe avuto un ruolo di primissimo piano nella risoluzione della vicenda.

Per il resto, l’ultima fatica dei Russo Bros. è un film Marvel in tutto e per tutto, nel senso che si conforma con pedissequa diligenza alla medesima formula standardizzata che è ormai divenuta il marchio di fabbrica delle produzioni Marvel Studios. Medesima fotografia patinatissima, medesimo umorismo a tratti stucchevole che sembra piazzato strategicamente con il preciso intento di uccidere il pathos ogniqualvolta una scena rischi di diventare troppo solenne, medesimi effetti speciali a volte pregevoli e a volte posticci e in tutto questo c’è spazio anche per un imbarazzante momento “girl power”, buttato completamente a caso e con la sottigliezza di una motosega utilizzata per compiere un intervento di microchirurgia. Una menzione speciale va però alle musiche, tra le quali si distingue con particolare potenza il tema principale degli Avengers (uno dei più riusciti e riconoscibili di tutta la filmografia) che riesce ad aggiungere ulteriore epicità alle già esaltanti scene d’azione.

In definitiva si può dire che Avengers Endgame sia un film che trova la sua vera ragion d’essere in virtù di tutto ciò che lo ha preceduto. Se valutato come atto conclusivo di un’epopea, come ultimo tassello di un mosaico, come parte di un tutto, allora il risultato può dirsi più che soddisfacente: è una pellicola che chiude i discorsi che deve chiudere, che emoziona quando deve emozionare, che apre gli spiragli sul futuro laddove meritano di essere aperti. Se giudicato invece in quanto prodotto di intrattenimento a sé stante, benché rimanga comunque un passatempo divertente, allora il suo impianto comincia a scricchiolare, gravato dai limiti di una scrittura molto meno accorta di quanto era lecito aspettarsi dopo l’ottima prova di Infinity War e dal peso di una formula che, a causa della continua reiterazione, ha iniziato a diventare stantia già da qualche tempo.

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